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VALERIA VACCARO | ARTICOLO

VARESE – “Carta, forbice, sasso”, sembra l’incipit di una fiaba il titolo della mostra che la Galleria Punto sull’Arte di Sofia Macchi, con la curatela di Alessandra Redaelli, dedica al talento scultoreo della giovane artista torinese Valeria Vaccaro, capace di mutare natura ai materiali e dare al marmo sembianza lignea con un colpo di bacchetta magica. Il senso di spiazzamento che ha lo spettatore di fronte alle sue opere è infatti totale: ecco fiammiferi giganti, intatti o già combusti, accanto a bancali che portano le tracce del fuoco, casse bruciacchiate, ma anche la ricreazione di un mondo fanciullo, con piccoli armadi, cavallucci e seggioline a dondolo, un lettino e qualche giocattolo. Tutti oggetti in apparenza di legno, ma invece realizzati con straordinaria maestria, utilizzando il marmo di Carrara.

«Ho incominciato la mia ricerca in accademia con materiali combustibili, come carta, plastica e cera. Mi intrigava la forza purificatrice del fuoco, il suo significato simbolico, alchemico e primordiale. Poi sono passata a sperimentale un materiale non combustibile come il marmo, e la mia prima opera è stata un fiammifero non ancora bruciato», spiega Valeria Vaccaro, torinese di origini siciliane, 31 anni, diplomata in scultura all’Accademia Albertina di Torino e protagonista di mostre dal 2005, con esposizioni tra le altre a Exihibit di Torino e al Museo d’Arte contemporanea del Castello di Rivara.

«Ora i miei soggetti sono casse da trasporto, bancali, candele, grandi fiammiferi, buste da ufficio, oggetti di serie B che faccio salire di categoria, eternandoli in qualche modo nel marmo, già di suo materiale considerato nobile ed “eterno”. Poi c’è un delicato gioco di rimandi, con l’osservatore che a volte si domanda se l’opera sia magari dentro la cassa di legno-marmo oppure sia la cassa stessa. Ho ingannato perfino falegnami e vigili del fuoco, convinti si trattasse di legno bruciato».

Valeria Vaccaro fa sì che «la trasformazione, la metamorfosi, il divenire siano evidenziati nel ricorrere all’effetto combustione. La sua materia, infatti, appare invasa da una serie di bruciature che ne denotano la fragilità, la destinazione all’impermanenza. La sua opera ci mette ci fronte all’incertezza del nostro tempo», si legge nella presentazione della mostra.

La tecnica utilizzata dall’artista si basa su un lavoro scultoreo di base, con la definizione della superficie: «Quindi assemblo l’opera con una sovrapposizione di lastre di marmo bianco di Carrara, che scelgo personalmente in cava, come si farebbe con vere tavole di legno per casse o bancali. Per me questa fase è come un mantra, con una serie di gesti ripetuti. Poi lavoro con inchiostri che penetrano il materiale senza denaturarlo, ma anzi esaltando il brillio del quarzo e le venature del marmo», prosegue Valeria Vaccaro. «In mostra porterò, oltre a tutte le opere finora create, anche una installazione, la cameretta di un bambino in scala 1:1, in cui riproduco un armadio, il triciclo, il cavalluccio e la sedia a dondolo e il lettino. L’infanzia finisce ma non c’è rimpianto, vedo invece un cambiamento in positivo, una crescita però nel segno della memoria. Nei miei oggetti, infatti, ognuno può ricercare una diversa emozione, una personale interpretazione del tempo che scorre».

Mario Chiodetti

Pubblicato il 10/01/2020

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