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Nuova Apertura | PUNTO POP

La Galleria PUNTO SULL’ARTE è entusiasta di annunciare l’apertura di un TERZO PUNTO. Una galleria d’arte dedicata all’Arte Contemporanea POP nel Centro Storico pedonale di Varese, in via San Martino della Battaglia 3, a pochi passi da PUNTO SULL’ARTE II aperta nel 2020 al numero 6.

L’apertura al pubblico della nuova location si terrà Sabato 20 Maggio dalle ore 11 alle 13.

 

Taniche di benzina firmate Vuitton, palloncini colorati con il logo Chanel, stivaletti di cuoio Doctor Martens king size che sembrano balzar fuori dal quadro, eleganti stick di rossetto ingigantiti, uno struzzo che imperturbabile attraversa scenari urbani coloratissimi e l’iconico “Balloon Dog”. Ecco a voi il Pop, l’arte popolare in presa diretta dalle nostre ossessioni quotidiane, i marchi come simboli della modernità, il consumo che cerca di mediare con la fantasia di chi crea, l’oggetto feticcio che lievita in maniera abnorme. Il Neo Pop sfonda ogni barriera sociale, mescolando cultura alta e bassa, entrando nelle case con opere di evidenza quasi ossessiva, che ci fanno ricordare in ogni momento come la nostra vita sia continuamente bombardata da oggetti di culto, quasi sempre superflui e magari costosi, ma ai nostri occhi indispensabili. È una lotta senza quartiere che gli artisti, con le loro antenne ipersensibili al nuovo e alle mode mutanti, cercano di vincere, manifestando nelle opere una sorta di amore-odio verso la “civiltà” dei consumi, e testimoniando i segni profondi della globalizzazione e del paradossale isolamento del singolo individuo, diventato esso stesso oggetto di consumo.

La Galleria PUNTO SULL’ARTE, che dal 2011 segue con attenzione l’evolversi del fenomeno arte in Italia e all’estero, ha subito captato la forza espressiva del Neo Pop mantenendo in permanenza lavori di diversi artisti, da ANGELO ACCARDI a GIORGIO LAVERI, e oggi dedica a questa corrente uno spazio espositivo ad hoc, il PUNTO POP, in via San Martino della Battaglia 3, nel cuore antico di Varese, dove presentare, accanto a nomi già noti e riconosciuti in tutto il mondo, una selezione di giovani emergenti di talento.

 È questo il caso di VALENTINA DIENA, nata a Milano nel 1996, che compie un’indagine quasi poliziesca intorno agli oggetti che siamo abituati a vedere come compagni di strada, senza preoccuparci di osservarli da vicino e a dare loro il giusto peso nella nostra vita. L’artista, invece, ne estremizza la feticizzazione, rendendoli quasi grotteschi, ma di una straordinaria perfezione formale, grazie all’incredibile tecnica pittorica evidente nell’utilizzo delle matite colorate.

Può una tanica di benzina, simbolo essa stessa di consumo, di sfruttamento delle risorse del pianeta, nobilitarsi ed entrare a corte, corvo con le penne del pavone? Il francese ERIK SALIN, un passato di Custom Painter per Harley Davidson, stregato dalla Pop Art, è convinto di sì, così la veste con i marchi più famosi della Francia del lusso, da Hermès a Vuitton a Chanel, ma non dimentica brand leggendari del mondo motoristico come Ferrari e Porsche. Una provocazione? Una strizzata d’occhio alla fame di status symbol che pervade la modernità? Come nel caso di Diena, anche Salin, nato a Parigi nel 1960, licenzia ogni sua opera in maniera impeccabile, con finiture di certo non inferiori a quelle dei marchi che rappresenta, ma con un’ironia di fondo che a volte lo porta a modificare il logo.

In quest’opera di de-sacralizzazione del consumo, a Salin dà manforte la moglie GÉRALDINE MORIN, nata nel 1976 in Lorena (Francia), pittrice e scultrice, creatrice di bigiotteria e di mobili in cartone, nonché scopritrice del talento nascosto del marito, che con i loghi del lusso adorna palloncini, shopper delle più lussuose case di moda – perfette per essere abbandonate con nonchalance in un salotto chic – o icone disneyane, e accosta Topolino a Marilyn Monroe, Brigitte Bardot, Charlie Chaplin e perfino Steve McQueen. Un corto circuito spazio-temporale che testimonia il bombardamento mediatico cui siamo sottoposti ogni giorno, con ogni sorta di immagini, marchi e riferimenti occulti, foreste in cui dobbiamo districarci per non cadere nelle tentazioni del consumo compulsivo.

Lo sa bene ANGELO ACCARDI, il quale sostiene che «l’arte prima si sente e poi si comprende», naturalmente se la si ama. Il suo struzzo, presenza formidabile e coloratissima, rappresenta le nostre paure diffuse, in un mondo in cui l’uomo ha perso la propria centralità, vittima di una società produttrice di negatività. Il suo è un Pop quasi liquido, in cui le forme prevaricanti dei grandi edifici delle megalopoli si “sciolgono” nelle infinite velature di colore, ricordandoci che in fondo l’illusione è parte di ognuno di noi, assieme ai suoi infiniti simboli, a costruire un immaginario senza tempo, in cui un quadro di Klimt o di Bacon – maestro di sogni di Accardi – può stare accanto a uno struzzo blu, a un rinoceronte o alla prora di una nave, così come Elon Musk essere in posa, nel Pantheon iconografico dell’artista, accanto a Homer Simpson.

Ironia e provocazione caratterizzano le opere di GIUSEPPE VENEZIANO, tra i più apprezzati Artisti Contemporanei in Italia e all’estero. L’Artista indaga il mondo e la società traendo ispirazione da storia, cronaca, politica, film e storia dell’arte. Attraverso il suo stile riconoscibilissimo – grazie alla linea semplice delle figure – stravolge quelli che sono i parametri della realtà e della finzione e ci parla del nostro tempo con tutte le sue banalità e contraddizioni.

Le sculture in ceramica di GIORGIO LAVERI – esempio dell’altissimo artigianato italiano – si pongono perfettamente tra la poetica del ready-made duchampiano e la Pop Art americana. La critica al consumismo passa attraverso le immagini e i titoli delle sue opere. L’ironia e il desiderio di una riflessione coinvolgono attivamente l’osservatore che, catturato dalla lucentezza delle superfici, si trova intrappolato in un limbo dove realtà e immaginazione si fondono e confondono in continuazione.

In questo turbinoso melting pot di forme, colori, ossessioni e rimandi, ecco che compaiono anche riproduzioni degli iconici e coloratissimi “Balloon Dog”, sculture a forma di cane palloncino del celebre JEFF KOONS.

Spetta dunque all’artefice indicare la strada per uscire dall’impasse consumistica, ridare gli esatti valori a sentimenti e cose e ritrovare così una visione critica e costruttiva della vita, lontana da luoghi comuni e falsi obblighi cui la modernità ci ha abituato.

Pubblicato il 17/05/2023

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