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Alle soglie del terzo millennio dobbiamo tutti seriamente riconsiderare il nostro rapporto con gli animali. E un’occasione può essere anche la scoperta (sì, la collezione esiste ed è aperta al pubblico da quattro anni, più o meno, tuttavia ha il sapore del ritrovamento archeologico) di un lascito di animali imbalsamati. La prima sensazione che si prova quando ci si trova davanti a oggetti di questo tipo – e già la scelta della parola “oggetti” si avverte come faticosa, ma qual è la parola giusta? – è un immediato senso di disagio. Perché sono morti? Non è una spiegazione sufficiente. Al netto della curiosità per il fatto di vedere così da vicino da poterlo toccare un esemplare adulto di leone maschio, o di saggiare le proporzioni reali tra un orso polare e un lupo artico, la definizione più verosimile della sensazione che proviamo è senso di colpa.

Pubblicato il 18/05/2014

Tag: ALICE ZANIN, Gabriele Buratti, MASSIMO CACCIA, Pittura, Quentin Garel, SCULTURA, vanni cuoghi